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L'UNICA RAGIONE




I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away

L’uomo si sistemò gli auricolari e guardò la città deserta, davanti a sé.
Non è tranquilla come sembra” pensò, mentre il cielo plumbeo iniziava a scurirsi. La pioggia sferzava l’aria con gocce di ghiaccio.
«Muoviti, tra poco sarà sera, non vorrai stare qua fuori?» La voce di Chiara lo riscosse.
Le tirò un pugno scherzoso sulla spalla. «Chi ha avuto l’idea di attraversare questo schifo?» rispose, sorridendo.
Chiara si scostò una ciocca bionda dagli occhi. «Non dare la colpa a me ora» disse, scoppiando a ridere. «Coraggio!»
E iniziò a correre lungo la strada.

'Cause we're lovers, and that is a fact
Yes we're lovers, and that is that

L’uomo si strinse nel parka. Si era alzato il vento e la pioggia scendeva in obliquo, colpendolo al volto come aghi di ghiaccio. Si sistemò lo zaino sulla spalla e avanzò, in cerca di un rifugio per la notte.
Oltrepassò un negozio di elettronica con le vetrine sfondate e del tutto vuoto e si fermò sulla soglia della drogheria accanto.

We can beat them, just for one day
We can be Heroes, just for one day

«Ci sarà ancora qualcosa?» gli chiese Chiara.
«Tentar non nuoce» le rispose, entrando.  «Tu guarda negli altri negozi, io faccio un giro veloce.»
Il campanello tintinnò, annunciando il suo arrivo. L’uomo estrasse la pistola da sotto il cappotto e proseguì verso gli scaffali con cautela: tutti vuoti. Gli sciacalli avevano già preso ogni cosa.
Andò nel retrobottega, anche questo razziato.
Almeno non ho trovato nessun predatore.
Uscì e Chiara gli corse incontro.

And you, you can be mean
And I, I'll drink all the time

«Ho trovato un supermercato! È proprio nella strada qua dietro» disse indicando un punto alle sue spalle. «Potrebbe essere un ottimo riparo per la notte.»
L'entusiasmo di Chiara riusciva sempre a contagiarlo. «Bene, andiamo» le rispose con un sorriso.

Though nothing, will keep us together
We could steal time,
just for one day

Il supermercato sorgeva in un piazzale circondato da un enorme parcheggio disseminato di scheletri d’auto arrugginiti. L’uomo vide che il portone principale era ostruito da mobili, carrelli accatastati uno sopra l’altro, e una jeep senza copertoni.
Forse qualcuno ha già trovato rifugio all'interno” pensò.
Proseguì lungo il lato destro dell’edificio e trovò l’ingresso di servizio: due porte metalliche, con le maniglie chiuse da una catena. Davanti al portone, c’era un’enorme pozzanghera che si estendeva per tutta la grandezza delle porte; al centro, davanti all’ingresso, un unico lampione ormai spento.
Potrei usare la tenaglia, ma sembra un posto sicuro dove fermarsi un paio di giorni.
«Chiara, cerchiamo un’altra entrata. Non voglio distruggere quella che potrebbe essere una linea di difesa.»
«No» lo fermò Chiara «Guarda il cielo!»
Non si era accorto che l’oscurità stava calando più in fretta di quanto aveva previsto.
Dannazione, oggi non è proprio giornata.
«Non rimane altra scelta. Romperò il lucchetto» affermò.

I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can be Heroes, just for one day
We can be us, just for one day

Il lampione solitario al centro della pozzanghera sembrava essere un guardiano silenzioso.


L'IDOLO BIANCO - SPORE



«Sto scendendo dal LEM ora.» La voce di Armstrong, leggermente modificata dalle interferenze e dal microfono, riempì la sala. Tutti, in assoluto silenzio, guardavano a bocca aperta lo schermo sul quale scorrevano le immagini trasmesse dalla telecamera sul casco dell’astronauta.
«Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità.» La frase fu seguita da un’ovazione generale, la gioia nella sala controllo della NASA era incontenibile, c’era chi si abbracciava, chi brindava col caffè e qualcuno, perfino, aprì una bottiglia di champagne, facendo un gran botto, roba che neanche il Quattro Luglio.
“Incredibile, siamo arrivati sulla Luna.” Pensò Miller.
«Quindi te ne andrai adesso…» disse Margaret.
«Non qui, non è il momento né il luogo, comportati normalmente. È un momento di festa…» le disse sforzandosi di sorridere.
“Non avrei mai dovuto coinvolgerla dell’operazione dell’MI-1947 …”
«Come faccio a…» replicò lei.
«Maggiore Miller, devi seguirmi» li interruppe un uomo alto, in completo nero.
John diede un veloce bacio sulla guancia a Margaret. L’espressione della donna però non mutò, rimase quella fredda e austera di sempre, ma John sapeva che sotto quella faccia da dura e quel cespuglio di capelli neri c’era un cuore caldo. Molto caldo.
«Torno subito» le disse, poi si rivolse all’uomo: «Andiamo.»
“È giunta l’ora.”


Rapporto audio buco nero 516, esploratore 333 - propongo la radiazione dall'Ordine


Sapete cosa si prova ad attraversare un buco nero? Più o meno la stessa sensazione di ficcarsi un aspirapolvere acceso nel culo, le viscere si rimescolano come se stessi venendo smontato e rimontato...


L'IDOLO BIANCO - UNGHIE E CAPELLI


«State attenti, loro sono ancora fra noi.»
Chris spense la televisione, con la mano ancora tremante appoggiò il telecomando accanto a sé sul divano.
«Bel film» commentò Erik.
«Chris, ma ti sei davvero cagato sotto?» disse Tyler sghignazzando.
«No, ma che cazzo dici, stavo pensando.»
«Stai sudando» lo prese ancora in giro Erik.
«Dai, ragazzi, è tardi, domani devo svegliarmi presto, andate a casa…» gli rispose Chris.
«Eddai, i tuoi non sono ancora arrivati, guardiamoci una puntata di X-Files, di solito a quest’ora la danno sempre!»
«No, sul serio, son stanco, e se mi beccano ancora alzato a quest’ora mi tolgono la televisione per un mese…»
«Va bene, facciamo la prossima volta…» rispose Erik.
I due amici andarono a prendere il giubbotto e lo salutarono, Chris rimase sulla soglia a guardarli allontanarsi nel vialetto buio, finché non furono inghiottiti dall'oscurità. Volse lo sguardo al cielo, ammirando le stelle.
“Chissà se davvero esiste qualcuno in un’altra parte dell’universo…”
Rimase perso nei suoi pensieri fino a quando un rumore improvviso lo fece voltare: proveniva dalla cucina....